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Bambole Giapponesi

L’origine delle bambole giapponesi è estremamente antica e risale agli inizi del periodo Jomon (10.000 a.C.-300 a.C.), all’incirca nel 3000 a.C. Tuttavia, è solo dal periodo Edo (1603-1867) che le bambole iniziarono a mostrare un’ampia varietà di forme e utilizzi.

In Giappone, nello scorso millennio, le bambole rappresentanti figure umane sono state sia talismani che souvenir, oggetti sacri e da gioco. Tutte queste bambole sono chiamate collettivamente “Ningyo” (“figura umana”) e possiedono un significato spirituale: suggellano amicizie, proteggono e purificano coloro che le usano, aiutano i ragazzi e le ragazze a scoprire il proprio ruolo in società, ecc.
La loro storia riflette gli sviluppi degli ideali politici e religiosi, oltre a rappresentare una parte consistente delle esportazioni giapponesi.

Possono essere di legno, canna, carta, ceramica e persino avorio. Gli abiti sono sempre splendidi, spesso tessuti o dipinti con minuscoli motivi.

Esistono diversi criteri di classificazione: in base ai materiali o ai metodi di creazione, a forme distintive, al luogo d’origine o di produzione. Inoltre, possono prendere il nome di teatri, feste e altre attività.
Sebbene esistano quindi molti tipi differenti di bambole giapponesi, sono tutti accomunati dalla ricerca della bellezza e della qualità artistica attraverso la semplicità.

Le bambole giapponesi più popolari sono le Kokeshi, le Daruma e le Hakata.

KOKESHI

La storia moderna delle Kokeshi inizia nella seconda metà del periodo Edo (1603-1867). Originarie dalla regione di Tohuku, nel nord del Giappone, celebre per le sue sorgenti calde e per le acque termali dall’effetto ringiovanente.
Le Kokeshi costituivano un’importante fonte di guadagno per i Kijiya (“falegnami”) locali, specializzati nel lavorare il legno e nella fabbricazione di utensili domestici, come vassoi e ciotole di legno. Le bambole venivano fabbricate durante i lunghi e rigidi inverni, per poi essere rivendute in estate ai turisti come souvenir. Inoltre, erano utilizzate dai bagnanti per massaggiare le spalle mentre godevano dei benefici del calore delle sorgenti.I modelli di Kokeshi sono semplici e il loro processo creativo non è molto complicato, ma richiede molta pazienza ed esperienza (soprattutto per quanto riguarda la pittura).
Il legno viene lasciato all’aperto da uno a cinque anni prima di essere utilizzato e può essere di vario tipo: il ciliegio si distingue per il suo colore scuro; il Mizuki è il più morbido e il più usato per i colori più chiari; l’Itaya-kaede è invece un acero giapponese di larga diffusione.
Dapprima, il legno deve essere tagliato, modellato su un tornio e levigato. Testa, corpo e capelli sono di solito creati separatamente e incollati in seguito. Infine, l’artista dipinge l’intera bambola.
I modelli tradizionali hanno caratteristiche comuni: il corpo cilindrico, privo di arti e la testa rotonda. Le prime bambole non erano dipinte, mentre oggi molte Kokeshi vengono decorate con vivaci disegni floreali, kimono e altri motivi tradizionali (i colori più utilizzati sono il rosso, il giallo e il viola). Tutte le bambole hanno le mani dipinte e nessun volto è uguale a un altro: questo costituisce probabilmente il più grande fascino delle Kokeshi. Qualche bambola è felice e sorridente, altre sono serie e misteriose.

Per vedere un filmato sulla creazione delle Kokeshi, CLICCA QUI.

In breve tempo, la loro popolarità si estese in tutto il Giappone e divennero le favorite fra coloro che non potevano permettersi bambole di porcellana. Inoltre, la semplice forma arrotondata delle bambole, le rendeva adatte come primo massaggiagengive per i neonati.

In origine, le Kokeshi raffiguravano ragazze giovani e divennero molto popolari per la loro rappresentazione della bellezza femminile. Inoltre, per il loro fascino semplice e per la relazione con l’infanzia, vengono spesso offerte in dono quando nasce un bambino o come regalo di compleanno. Le Kokeshi erano popolari anche fra gli allevatori, i quali credevano che avrebbero favorito un buon raccolto: se i loro figli avessero giocato con queste bambole, avrebbero suscitato un impressione positiva sugli dei.

Oltre al valore ornamentale, le Kokeshi vengono considerate amuleti per allontanare gli spiriti maligni. Il Mizuki (“albero d’acqua), il legno prevalentemente utilizzato per i visi delle bambole, è umido: per questo molti Giapponesi ritengono che tenere in casa una Kokeshi aiuti a prevenire gli incendi.
Sebbene presentino caratteristiche comuni, esistono due tipologie principali di Kokeshi: le Kokeshi tradizionali e le Kokeshi creative. Entrambi i tipi sono diventati motivo di festeggiamento a Tohoku e in tutto il Giappone. Ogni anno, all’inizio di settembre, si organizzano raduni alle terme di Naruko (nelle quali si trova un museo con più di 7000 bambole): gli artigiani provenienti da ogni parte gel Giappone partecipano a un concorso per eleggere la migliore Kokeshi; il vincitore viene premiato direttamente dal Primo Ministro.

KOKESHI TRADIZIONALI

Le Kokeshi tradizionali (伝統こけし dentō-kokeshi) vengono ancora prodotte soprattutto nelle sei prefetture della regione di Tohoku. Le undici scuole hanno caratteristiche uniche, che permettono agli esperti di distinguere la provenienza della bambola e molto spesso anche chi l’ha prodotta.

KOKESHI CREATIVE

Le Kokeshi creative (新型こけし shingata-kokeshi) derivano dalla prefettura di Gunma. Non seguono lo stile tradizionale di Tohoku, non osservano una metodologia di tipo strutturato e l’ispirazione è completamente libera, sia per la realizzazione del modello che per la pittura. L’unico vincolo di tipo tradizionale è l’utilizzo del tornio. A differenza delle Kokeshi tradizionali, non mostrano i colori del luogo di provenienza né le tecniche che si sono susseguite nel corso delle generazioni. Rappresentano esclusivamente lo stile di ciascun artigiano. Si tratta di un concetto relativamente nuovo, nel quale gli artisti cercano di esprimere determinati temi attraverso le loro opere.

DARUMA

Le bambole Daruma sono delle paffute raffigurazioni in cartapesta dello storico sacerdote indiano Bodhidharma (Daruma in giapponese), un saggio che viaggiò per tutto il Giappone e la Cina durante il 5° o 6° secolo a.C. e si dice abbia creato il Buddismo Chan in Cina e il Buddismo Zen in Giappone.

Posizionando le bambole di lato, esse tornano autonomamente in piedi: in questo modo, simboleggiano le virtù di Bodhidharma: ottimismo, fortuna e determinazione. Secondo la leggenda, egli raggiunse il satori (“illuminazione”) dopo sette anni di meditazione in una grotta o con il viso rivolto verso un muro del tempio Shorinji in Cina. Durante tutto questo periodo, non mosse mai un arto né gli occhi. Come conseguenza di questa inattività, gli arti si atrofizzarono e caddero.
Secondo un’altra leggenda, si infuriò a tal punto per essersi addormentato durante una meditazione da strapparsi le palpebre e queste, cadendo a terra, germogliarono dando origine alle prime piante di tè cinese.

Similmente al leggendario sacerdote, le bambole Daruma non hanno arti, siedono in posizione meditativa e, al posto degli occhi, sono presenti solo due cerchi bianchi vuoti: in corrispondenza della fine di ogni anno, molti Giapponesi (fra cui anche membri di grandi imprese) acquistano una bambola Daruma, esprimono un desiderio e dipingono l’interno di uno solo dei due occhi; se durante l’anno riescono a raggiungere il loro obiettivo, disegnano anche l’interno dell’altro occhio. Allo stesso modo, i politici sono soliti acquistare una Daruma all’inizio della campagna elettorale e dipingere il secondo occhio se vengono eletti. A conclusione dell’anno, è consuetudine portare la bambola Daruma al tempio, dove viene fatta ardere in un grande falò.

Il principale centro manifatturiero di Daruma è la regione sudoccidentale Takasaki. La tradizione risale al tardo 17° secolo, come sollievo per i contadini che soffrivano a causa della carestia. Si narra che il tempio Daruma insegnò alle loro famiglie a creare bambole di cartapesta per aumentare le entrate. A quei tempi, quasi 100 famiglie producevano ogni anno un milione e seicentomila Daruma (circa l’80% della produzione nazionale). Ogni anno, il 6 e 7 gennaio, nei distretti del tempio Daruma si tiene un mercato di queste bambole, frequentato da centinaia di migliaia di visitatori.

HAKATA

Le bambole Hakata sono originarie dell’omonima baia di Fukuoka City, nella prefettura di Fukuoka, al confine settentrionale dell’isola di Kyushu. Essendo molto vicina alla penisola coreana e alla Cina, in antichità la baia ha subito una notevole influenza da parte dell’estremo oriente. Secondo la leggenda, la prima bambola Hakata fu creata nel 1608, quando lord Kuroda Nagamasa fece erigere il castello di Fukuoka. Uno degli artisti ingaggiati per compiere l’opera era Soshichi Masaki, il quale come hobby si dilettava a creare bambole di ceramica e ne presentò un prototipo al signore del castello. La popolarità di queste opere delicate iniziò a estendersi gradualmente in tutto il Giappone.

Nel tardo periodo Edo (1603-1867), questa industria godette di grande popolarità grazie ad artisti del calibro di Nakankko Kichibei e Shirouzu Buhei.
Tale popolarità crebbe ulteriormente all’inizio del 19° secolo, quando Kichibe Nakanoko, discendente diretto di Soshichi Masaki, cominciò a produrre delle bambole di ceramica che divennero il modello per le odierne Hakata.
Originariamente, il loro nome era “Hakata Suyaki Ningyo” (“bambole Hakata di porcellana Bianca”), ma persero l’attributo “suyaki” quando due opere vinsero dei premi alla prestigiosa fiera di Tokyo del 1890. Da allora, divennero popolari semplicemente con il nome di Hakata Ningyo.

Verso la fine del 19° secolo, questa industria fiorì e passò dal creare giocattoli popolari alla manifattura di bambole artistiche ornamentali.
Il primo riconoscimento internazionale fu ottenuto alla fiera di Parigi del 1900. Nel 1924, tre Hakata raffiguranti altrettante giovani danzatrici vinsero il secondo premio alla fiera mondiale sempre a Parigi, aumentando il prestigio internazionale di queste opere. Da allora, il fascino di queste bambole graziose e delicate ha conquistato tutto il mondo. Nel 1976, il governo giapponese ha riconosciuto l’industria delle Hakata come arte tradizionale nazionale.

Il materiale utilizzato per creare le bambole è la creta che si trova nei dintorni di Fukuoka City.
La prima fase consiste nel modellarla e scolpirla per creare un modello originale.
Da questo, viene ottenuto un calco in intonaco.
Infine, la creta viene versata nel calco per creare numerose copie del modello originale.
Le bambole vengono estratte dal calco, asciugate e cotte al forno. La temperatura di cottura è di circa 400-500°, quindi le Hakata non sono veramente di ceramica (che andrebbe cotta a 600-700°), ma di terracotta.
L’ultima fase della produzione è la pittura e la rifinitura.

Tutte le fasi vengono seguite da un solo artigiano, quindi ogni bambola ne riflette la creatività individuale e ne aumenta il valore artistico.

Una caratteristica evidente delle Hakata è la sensazione di liscia trasparenza della pelle bianca.

Nonostante siano economiche, le bambole presentano delle deliziose espressioni facciali e uno splendido schema di colori. D’altro canto, il loro maggiore difetto è l’estrema fragilità.

Ogni bambola è prodotta a mano con estrema cura e per questo possiede una “vita propria”, che non potrebbe ottenere da una produzione di massa. Il processo artigianale permette anche una personalizzazione completa in base alle richieste del cliente (per esempio, far indossare a una bambola lo stesso kimono del suo proprietario). Questa è una delle ragioni per cui le bambole Hakata hanno goduto di una popolarità così grande per così tanto tempo.

3 commenti su “Bambole Giapponesi”

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