Kokeshi Vintage originale giapponese in legno, realizzata e decorata a mano.
Il suo nome è “Mushin” (無心) che in giapponese significa “Innocenza“, “Mente pura”: sembra che lo scopo dell’autore, mentre creava questa kokeshi, fosse proprio quello di rendere di nuovo innocente chiunque la guardasse.
“Mushin” è la kokeshi più popolare e rappresentativa di Masao e si distingue per l’espressione particolarmente dolce e spensierata. La forma della testa a “castagna” e la posizione del volto che tende verso l’alto rendono questa kokeshi così tenera che sembra stia richiamando l’attenzione di chi lo stia guardando.
Particolarità di questo modello è anche l’effetto poroso della trama intonacata del suo raffinato kimono dai colori caldi e naturali: il colore è stato utilizzato solo per evidenziare le bocca e la cintura in vita.
Sulla fronte spunta una graziosissima frangetta, elemento distintivo delle opere di Masao.
Watanabe Masao, nasce nel 1917 nella prefettura di Fukushima e riceve la sua educazione alla lavorazione delle Kokeshi tradizionali dall’importantissimo autore Tatsuo Sato.
Negli anni 50 inizia a studiare un nuovo modo di ‘plasmare’ le kokeshi e per questo è considerato uno dei padri delle kokeshi moderne (Sosaku Kokeshi).
Riceve moltissimi premi, tra i quali l’ambitissimo e il più importante “Prime Minister Award” per due volte, nel ’63 e nel ’71.
Uno dei suoi lavori è permanentemente esposto al museo dei giocattoli di Norimberga, in Germania.
Muore nel 2007 all’età di 89 anni.
Nell’ultima foto, scattata a gennaio del 2020 durante la nostra visita a casa del figlio Yuji Watanabe, potete vedere l’autore all’opera, proprio mentre crea una delle sue famosissime Mushin.
Sotto il corpo della kokeshi sono presenti la firma e il timbro dell’artista che l’ha creata.
E’ inclusa la scatola originale con il nome della kokeshi e dell’artista.
Pur essendo una kokeshi d’epoca le condizioni sono ottime.
Altezza: 20,5 cm
Nel gennaio 2020 abbiamo realizzato in Giappone un’intervista con la famiglia Watanabe, clicca sul seguente link qui per leggere l’intervista: